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Trento, 19 aprile 2012
Ex Michelin e toponomastica:
«Io volevo la via intitolata a Beppino Mattei»

di Lucia Coppola, dei Verdi e democratici per Trento
da l’Adige di giovedì 19 aprile 2012

Desidero esprimere, in quanto cittadina e consigliere comunale a Trento, il mio più vivo rammarico circa la decisione assunta dalla Commissione Toponomastica di non dedicare una via nel nuovo quartiere delle Albere, situato nell’ex area Michelin, al sindacalista della Cisl Giuseppe Mattei. Ciò per non entrare in rotta di collisione con la proposta analoga di intitolare una via dello stesso quartiere anche al sindacalista della Cisnal Gastone Del Piccolo, come proposto dal consigliere comunale del Pdl Antonio Coradello.

Le motivazioni addotte dalla Commissione si giustificano con la necessità della par condicio al contrario, né a te né a me, come alla scuola materna, equiparando di fatto due persone e le loro rispettive storie di vita, e politiche, il ruolo che hanno avuto nella crescita della democrazia nella nostra città.

La memoria di Beppino Mattei, che la città di Trento avrebbe dovuto onorare proprio nel luogo che è stato teatro di tante lotte, sacrifici e conquiste della classe operaia, è stata inevitabilmente compromessa da questa improponibile vicinanza. Il suo lavoro intelligente e lungimirante, e la generosità con cui lo svolse, non avevano bisogno di forzature né di mediazioni, che hanno di fatto portato alla decisione di non considerarlo più.

Temo che la mancanza di memoria storica presente nelle istituzioni democratiche della nostra città e una interpretazione fuorviante, degna del Manuale Cencelli, della rappresentanza, ora anche in morte, abbiano creato un’ingiustizia che è sotto gli occhi di tutti. Assomiglia molto al revisionismo storico che in questi ultimi anni ha preteso di celebrare e ricordare tutti e tutto allo stesso modo, appiattendo e confondendo ruoli e responsabilità. Mattei è stato uomo capace di confronto e dialogo anche con mondi altri, con differenti modi di leggere e interpretare la realtà e i fenomeni sociali, ma il suo rigore morale, i suoi valori e le idealità che sottendevano il suo agire erano chiari e limpidi come i cieli delle montagne che amava frequentare.

Beppino, come lo chiamavano i suoi operai, è stato interprete straordinario di una stagione complessa e difficile, per molti aspetti straordinaria, che ha riguardato la nostra città e l’intero paese. Io ero allora molto giovane, ma ne conservo piena memoria. Un’epoca di grandi trasformazioni economiche e sociali ma soprattutto di partecipazione attiva dei cittadini: operai, studenti, donne. Di tutti coloro che fino a quel momento non avevano avuto voce in capitolo. L’impegno sindacale è andato nella direzione di contrastare la strategia della tensione, di creare unità tra le differenti sigle sindacali, di mettere al centro gli operai e le loro famiglie: i sacrifici, il desiderio di emancipazione, la loro cultura, la storia, i saperi, dando dignità e diritti a tutti coloro che sino a quel momento erano considerati solo forza lavoro da sfruttare. Parlo di diritto alla scuola, alla salute, a modalità di lavoro meno alienanti, a tempi di vita accettabili. Era uomo simpatico e attivo, disponibile e aperto.

Certo, schierato. E schierato avrebbe dovuto essere il Comune di Trento nel salvaguardare, ricordandola a tutti, la sua figura. Impedendo che il ricatto della doppia intitolazione, decisamente ben orchestrato, raggiungesse il risultato attuale. Ora io mi chiedo se, ideologie e appartenenze a parte, e giudizi storici su quell’epoca contrastata e difficile, sia possibile, saggio e sensato comparare, di fatto assimilandole, caratteristiche personali, etiche, modi di agire e interpretare il sindacalismo e la politica, così profondamente dissimili. Per dire poi che non se ne fa più niente. Un giudizio, se pure equidistante ed equilibrato, su quei tempi e sulla nostra storia bisognerà pur darlo, prima o poi, e se non sono le istituzioni democratiche a farsene carico, da chi ce lo dobbiamo aspettare?

Ritengo la decisione assunta dalla Commissione Toponomastica poco educativa nei confronti dei cittadini, in particolare di quelli più giovani, anche se apparentemente equidistante e «saggia». Poco rispettosa della storia della nostra città che, se pure addomesticata, meritava una lettura più obiettiva. Forse solo un po’ più di coraggio nell’assumere una decisione, intitolare una via a Giuseppe Mattei, che era bella, dovuta e di alto profilo. Me ne rammarico.

Lucia Coppola
Verdi e Democratici per Trento

 

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